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Archivi categoria: SISTEMA ECONOMICO E SOCIALE

NINO GALLONI

3 GENNAIO 2011


5 SETTEMBRE 2011

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5 LUGLIO 2013

 

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04-03-2012 Roma – Solange Manfredi: “dal trattato di Versailles a quello di Lisbona”

 

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Paolo Ferraro: chi e perchè ci nasconde la verità

 

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IL FUNZIONARIO OSCURO che fece paura a Helmut Kohl e si oppose alla svendita italiana

 

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PAOLA MUSU

 

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Ellen Bermann, le transition town e una nuova visione del futuro

Simposio Zeitgeist Italia: un video


http://www.terranauta.it/a726/citta_in_transizione/ellen_bermann_le_transition_town_e_una_nuova_visione_del_futuro.html

 

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Confessioni di un sicario dell’economia

http://www.minimumfax.com/libri/scheda_libro/469
Confessioni di un sicario dell’economia
La costruzione dell’Impero Americano nel racconto di un insider
È raro trovare un libro capace di lasciarti senza fiato. Questo ci riesce
The Business Economist

Immaginate un ideale figlio illegittimo di James Bond e Milton Friedman
Boston Herald

Una lettura obbligata per chi sa che un altro mondo è possibile
Hazel Henderson, economista

Una delle storie più importanti della nostra epoca. Un’opera di grande profondità, coraggio morale e forza trasformativa
John E. Mack, professore ad Harvard e vincitore del premio Pulitzer

PIÙ DI 25.000 COPIE VENDUTE!

I «sicari dell’economia» sono un’élite di professionisti ben retribuiti che hanno il compito di trasformare la modernizzazione dei paesi in via di sviluppo in un continuo processo di indebitamento e di asservimento agli interessi delle multinazionali e dei governi più potenti del mondo; sono, insomma, i principali artefici dell’«impero», di cui disegnano – lavorando dietro le quinte – la vera struttura politica e sociale.
Per dieci anni John Perkins è stato uno di loro, e ha toccato con mano il lato più oscuro della globalizzazione in paesi come Indonesia, Iraq, Ecuador, Panama, Arabia Saudita, prima di affrontare una graduale presa di coscienza che lo ha portato a farsi difensore dell’ecologia e dei diritti civili delle popolazioni sfruttate. In questa autobiografia, appassionante come un romanzo e documentata come un’inchiesta di denuncia, Perkins ci costringe a riesaminare sotto prospettive inedite e inquietanti l’ultimo mezzo secolo di storia, e a interrogarci sul nostro futuro. Un bestseller internazionale indispensabile per comprendere a fondo le dinamiche dell’imperialismo e le ragioni dei conflitti che alimenta.

CONTENUTI EXTRA

– Una prefazione di Loretta Napoleoni
– Un capitolo conclusivo inedito

John PerkinsJohn Perkins nasce il 28 gennaio del 1945 in Hanover, New Hampshire. Ha frequentato la Tilton High School, il Middlebury College e la Boston University School of Management negli anni 60. Ha lavorato per una società di consulenza internazionale di Boston come Economista Capo ma era, in realtà, un sicario dell’economia. Ha vissuto e lavorato in Africa, in Asia, nel Medio Oriente, nell’America Latina e in Nord America. Ha tenuto nascosto il suo ruolo fino a che gli eventi dell’11 settembre non l’hanno convinto a rivelare il lato segreto della sua vita. Perkins, oggi, è un attivista per i diritti degli indigeni e per i movimenti ambientalisti. Lavora a stretto contatto con le tribù amazzoniche per preservare la loro foresta pluviale. Ha scritto diversi libri sulle culture indigene, sullo sciamanesimo, sull’ecologia e sulla sostenibilità. Inoltre, fa parte dei consigli di amministrazione di varie organizzazioni no profit. Una delle organizzazioni no profit che ha fondato e di cui è presidente, la Dream Change Coalition, è un modello di ispirazione per molte persone che vogliono essere più consapevoli di quello che accade sul nostro pianeta.Il suo sito internet è http://www.johnperkins.org.

 

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IL BLOG DI ASPO-ITALIA – Sezione italiana dell’associazione internazionale per lo studio del picco del petrolio e del gas

Informazione, apprendimento, pedagogia delle catastrofi

Posted by
Di Enrico Euli

http://aspoitalia.blogspot.com/2012/02/informazione-apprendimento-pedagogia.html

 
 

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RICERCA SUL CAPITALISMO FINANZIARIO, LA CRISI E LE PROPOSTE DI SOLUZIONE – 3

 

(a cura di Alessandro Porcu)

 

Luciano Gallino* descrive le “componenti strutturali” del capitalismo finanziario:  “le istituzioni che caratterizzano il sistema finanziario della nostra epoca sono grandi società che operano in almeno una dozzina di settori di attività differenti, ben lontani da quello originario, e in ciascuno di questi controllano decine se non centinaia di società, tra le quali possono esservi una o più banche” … “esistono società finanziarie, dette bank holding companies, le quali controllano a un tempo sia banche che compagnie di assicurazione; banche proprietarie di assicurazioni del comparto immobiliare e compagnie di assicurazione sulla vita che sono proprietarie di banche; banche commerciali che hanno divisioni operanti come banche di investimento e viceversa; società che emettono titoli aventi per collaterale o garanzia un bene reale – una casa, un’azienda, un pacchetto di titoli – oppure un bene irreale come un debito (n.n.); banche o loro divisioni specializzate  nel vendere certificati di protezione  dal rischio che un debitore sia insolvente le quali, al tempo stesso, comprano certificati di protezione dal rischio di fallimento del protettore; e, ancora, casse di depositi e prestiti che provvedono ad assicurare o ri-assicurare ipoteche e imprese sponsorizzate da un governo unicamente per assicurare ipoteche che si dedicano a cospicue  attività di investimento non per conto di clienti, bensì per conto proprio (n.n.)” … oltre alle entità suddette, ben visibili, che hanno nome e indirizzo, “esiste una seconda componente del sistema stesso che risulta privo di tutti o quasi i suddetti caratteri, sicché le sue attività sono discernibili a fatica anche dagli esperti (n.n.). Per questo viene chiamata finanza ombra. Le sue dimensioni, in termini di attivi, superano di molte volte gli attivi delle società finanziarie che di essa tengono i fili, sebbene sia arduo stabilire quale sia  alla fine il totale degli attivi (o dei passivi9 che sono in capo a ciascuna di esse. La finanza ombra è formata da montagne di derivati (titoli il cui valore dipende da un’entità sottostante)” … “che una banca detiene ma che per varie ragioni non sono registrati in bilancio; da migliaia di società prive in realtà di sostanza organizzativa, costituite dalle banche unicamente allo scopo di veicolare  fuori bilancio attivi che dovrebbero figurarvi (per questo sono chiamate ‘veicoli’); da altre migliaia di intermediari specializzati nel confezionare e vendere soprattutto a investitori istituzionali ed enti pubblici dei titoli obbligazionari complicatissimi, formati da un gran numero di altri titoli; da centinaia di trilioni (in dollari) di derivati (n.n.)   che con l’intermediazione di una banca o altra istituzione finanziaria sono scambiati direttamente tra privati, al di fuori di ogni registrazione in borsa. Grazie a questi caratteri, la  finanza ombra risulta praticamente invisibile anche alle autorità di vigilanza, quindi di fatto non regolabile (n.n.).

Una terza componente del sistema finanziario che sta a cavallo tra il sistema banco centrico e la finanza ombra è costituita dagli investitori istituzionali: principalmente fondi pensione, fondi comuni di investimento, compagnie di assicurazione e fondi comuni speculativi (come sono denominati dalla normativa italiana gli hedge funds, espressione che significa letteralmente ‘fondi di copertura’ o di protezione” (n.n.).

 

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RICERCA SUL CAPITALISMO FINANZIARIO, LA CRISI E LE PROPOSTE DI SOLUZIONE – 2

RICERCA SUL CAPITALISMO FINANZIARIO,

LA CRISI E LE PROPOSTE DI SOLUZIONE – 2

(a cura di Alessandro Porcu)

 

Nel seguente testo, composto per offrire la sequenza dei diversi punti ampiamente argomentati da Luciano Gallino, i virgolettati doppi indicano  le espressioni tratte dal suo libro*, ad eccezion fatta per l’espressione “finanzcapitalismo” che ho voluto sostituire con quella più semplice di ‘capitalismo finanziario’ e le evidenziazioni in grassetto che sono apportate da me.

  • Il sistema del capitalismo finanziario  “è  una mega-macchina che è stata sviluppata nel corso degli ultimi decenni allo scopo di massimizzare e accumulare, sotto forma di capitale e insieme di potere, il valore estraibile sia dal maggior numero possibile di esseri umani, sia dagli ecosistemi”; e “l’estrazione del valore tende ad abbracciare ogni momento dell’esistenza degli uni e degli altri, dalla nascita alla morte o all’estinzione”;
  • “non è esatto dire che il capitale ha il potere. Il capitale è il potere”;
  • “la mega-macchina denominata capitalismo industriale aveva come motore -e per quel che ne resta ha tuttora- l’industria manifatturiera. Il ‘capitalismo finanziario’ ha come motore il sistema finanziario. I due generi di capitalismo differiscono sostanzialmente per il modo di accumulare il capitale. Il capitalismo industriale lo faceva applicando la tradizionale formula D1-M-D2, che significa investire una data quantità di denaro, D1, nella produzione di merci, M, per ricavare poi dalla vendita di queste ultime una quantità di denaro, D2, maggiore di quella investita. La differenza tra D2 e D1 è un reddito chiamato solitamente profitto o rendita. Per contro il ‘capitalismo finanziario’ persegue l’accumulazione di capitale facendo tutto il possibile per saltare la fase intermedia, la produzione di merci. Il denaro viene impiegato, investito, fatto circolare sui mercati finanziari allo scopo di produrre immediatamente una maggiore quantità di denaro. La formula dell’accumulazione diventa quindi D1-D2. A questa differenza fondamentale nella formula dell’accumulazione il “capitalismo finanziario” accompagna una pretesa categorica: si deve ricavare dalla produzione di denaro per mezzo di denaro un reddito decisamente più elevato rispetto alla produzione di denaro per mezzo di merci. Non mancano gli esempi. Si sa che gli investitori istituzionali, in specie fondi pensione e fondi comuni, esigono dalla quota di capitale investito in un’impresa un rendimento annuo minimo del 15 per cento”.
 

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