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Intervista a Daniela Lucangeli


vedi anche la seguente intervista
di Daniela Lucangeli
tratta da: http://italia.panorama.it/L-esperta-troppi-compiti-ai-bambini-fanno-male
Compiti si… Compiti no…? Quante volte mi sento fare questa domanda.

Sono una mamma oltre che un esperto di psicologia dell’apprendimento e la mia risposta è influenzata da entrambi i ruoli che vivo.

Da mamma sento anche io la preoccupazione di molte famiglie che vivono a volte con fatica l’impegno dei compiti a casa. Ed è una fatica dovuta almeno a due motivi diversi: c’è chi si lamenta per il tempo prolungato che i propri figli devono passare sui libri, e chi si lamenta perché non è obiettivamente in grado di capire come aiutarli, dal momento che le attività didattiche moderne sono lontane e diverse da quelle che ovviamente abbiamo ricevuto nel passato. Ricordo la discussione di una bellissima tesi di laurea a cui ho assistito, nella quale si descriveva un’indagine su di un campione di centinaia di famiglie italiane, il 67 per cento delle quali diceva di vivere con stress l’impegno dei compiti scolastici. Anzi misurando tale stress con una scala come quella della febbre, la temperatura superava i 38° per due famiglie su tre. Soprattutto nel passaggio tra le scuole primarie e le secondarie. Per fortuna tali indici ci dicono anche che per il 33% delle famiglie intervistaste i compiti rappresentavano un impegno a giusto carico.

Il problema, da esperto dell’apprendimento, credo sia proprio qui: il giusto carico fa la differenza. E anche in questo caso il giusto carico è da intendersi sia in termini quantitativi che qualitativi.

Al riguardo vorrei dire alcune cose.

Inanzitutto quanti compiti dare: gli studi di psicologia cognitiva hanno dimostrato che se è necessario esercitare i meccanismi dell’apprendimento, per stabilizzare e facilitare il recupero delle conoscenze acquisite, superare un certo numero di ore di studio è inutile e rischioso. Ne può derivare infatti un apprendimento di breve durata, apparente, che affatica il sistema cognitivo e lo rende incapace di recepire nuove cose il giorno seguente. Non solo, la motivazione all’impegno, e alla competenza, rischiano di affievolirsi, di lasciare il posto al fare tanto per fare, o peggio ancora al fare per paura delle conseguenze, non ultime l’insuccesso stabile e la disistima.

Dunque fondamentale dal punto di vita educativo diventa quali compiti dare e come farne fare tesoro all’allievo. E la scelta è facile se si pensa al significato più semplice che da sempre i compiti hanno avuto, o avrebbero dovuto avere.

E cioè far esercitare conoscenze apprese a scuola. Questo è il punto di svolta. L’esercizio a casa o lo studio servono a rendere stabili conoscenze che la scuola, il docente.., ha trasmesso, facilitato, concorso a far apprendere..…

Demandare ai compiti a casa ciò che la scuola deve insegnare è l’errore maggiore sia per i limiti che comporta verso l’apprendimento stesso che per i limiti motivazionali a sentire il continuum educativo tra famiglia e scuola.

E in ogni caso la mole di lavoro assegnato a casa deve essere commisurata all’età e al tempo già dedicato alla scuola.

Da docente dunque mi permetterei di rassicurare i docenti: non importa la qualità e la quantità dei contenuti per fare un bravo insegnante, ma la qualità dei metodi di trasmissione del sapere.

E da genitore mi permetterei di incoraggiare i genitori ad essere alleati del bambino contro la fatica di imparare e contro l’errore. Bisogna far sentire che si è dalla loro parte, ma sempre in linea, in sinergia con la scuola. Lasciarli soli in una stanza a studiare non va bene, ma è altrettanto sbagliato fare i loro compiti: bisogna star loro vicino, senza sostituirsi, si deve partecipare riconoscendone l’impegno e gratificandoli quando riescono nel loro lavoro. E se i compiti sono troppo difficili? Meglio avvertire serenamente l’insegnante: «La prego di spiegare di nuovo l’esercizio perché il mio bambino da solo non è in grado di svolgerlo».

E a tutti, docenti e genitori, raccomando un principio che io stessa utilizzo di fronte ad ogni bambino che aiuto: incoraggiare a farcela ottiene sempre il meglio da ciascuno, qualunque sia la difficoltà da affrontare. E’ quello che gli esperti chiamano «carezza educativa»: il riconoscimento dell’impegno e delle competenze acquisite dal bambino ne amplifica la capacità ricettiva e la motivazione alla fatica dell’apprendere.

*Daniela Lucangeli è professore ordinario di Psicologia dello sviluppo a Padova, membro dell’Osservatorio nazionale sull’infanzia e dell’Academy of learning disability, la più grande società scientifica internazionale che studia i disturbi dell’apprendimento.

i libri che Daniela Lucangeli ha pubblicato in italiano li puoi trovare su:
http://www.macrolibrarsi.it/autori/_daniela-lucangeli.php
http://www.lafeltrinelli.it/catalogo/aut/234780.html

 

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ANTONIO DAMASIO

da http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Damasio : Il neuroscienziato portoghese, nel saggio del 1995 “L’errore di cartesio”, ribalta la tradizione culturale che ha sempre svalutato le emozioni perché perturberebbero la serenità della ragione e dimostra come, al contrario, esse siano alla base del buon funzionamento della mente: se l’uomo perde la capacità emozionale non è in grado di essere ragionevole. Negando la concezione cartesiana del dualismo mente-corpo,due elementi necessariamente scindibili, egli mette in evidenza l’azione reciproca del corpo e del cervello, che costituiscono un organismo unico e indissociabile. Pertanto la ragione non potrebbe funzionare correttamente senza le emozioni,ovvero senza lo stretto collegamento con il corpo,che offre costantemente la materia di base con cui il cervello costruisce le immagini da cui origina il pensiero. In questo modo Damasio restituisce dignità alle emozioni che considera dimensioni cognitive. Per affermare la nuova teoria dell’interconnessione tra il mondo emotivo e la razionalità, egli si è opposto alla tradizione scientifica che confina le emozioni nei centri sottocorticali più antichi e meno evoluti e ne trascura quindi il nesso con il pensiero. vedi anche: http://foglianuova.wordpress.com/2012/04/18/antonio-damasio-perche-la-nostra-mente-e-come-una-sinfonia/ e http://www.riflessioni.it/enciclopedia/damasio.htm http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=Damasio.html

 

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Daniela Lucangeli sulle difficoltà apprendimento

L’intelligenza numerica. Vol. 1:
http://www.libreriauniversitaria.it/intelligenza-numerica-lucangeli-daniela-centro/libro/9788879465557

 

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ASSOCIAZIONE ITALIANA DISLESSIA – BLOG

http://www.aiditalia.org/

 

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Lettere nuragiche dei segni alzheimeriani

 

di Maria Rita Piras  :

http://www.gianfrancopintore.net/index.php?option=com_content&view=article&id=141:lettere-nuragiche-dei-segni-alzheimeriani&catid=3:archeologia&Itemid=37

 
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Pubblicato da su dicembre 3, 2011 in IL SISTEMA COGNITIVO, SALUTE

 

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